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Il Popolo d'Italia

Fondato nel 1914 da Benito Mussolini

Il 29 aprile di ottant’anni fa, la canea antifascista impiccava a testa in giù, ai tralicci di un distributore di benzina a Milano, Benito Mussolini, Claretta Petacci e 15 ministri della Repubblica Sociale Italiana. Sulle ossa di quei morti, dopo aver inscenato l’orrendo teatrino da macelleria messicana, si sono seduti i comunisti firmando le leggi della Costituzione Italiana. Il valore di quelle firme hanno ancora il nauseante odore di morte e di sangue, lo stesso fetore che si sente ogni volta che si pronuncia la parola “antifascismo”.

La politica antifascista ha dipinto il fascismo a propria immagine e somiglianza distaccandosi dalla realtà e dalla storia.

Essa ha creato una sorta di coperta di Linus che è servita alla sinistra per occultare tutto ciò chenon le era gradito e che, allo stesso tempo, poteva essere il capro espiatorio delle loro stesse malefatte.

Secondo i canoni della sinistra, e di coloro che come pecore hanno sempre seguito i dettami di un’ideologia fondamentalmente falsa e menzognera, è fascista tutto ciò che non rientra nella dottrina antifascista.

Ed è così che, in base a quelle deliranti regole, la violenza è stata incanalata verso una sola matrice, quella fascista, così come è stato per chi ha difeso l’idea di nazione, di famiglia, di coppia naturale.

In realtà, il gioco della sinistra è sempre stato quello di creare un’immagine orrenda di quell’ideale che ad essa si è sempre contrapposto.

Il termine “fascista” è stato usato dai seguaci di quell’area politica come un timbro da tenere sempre a portata di mano con cui bollare idee e persone che non seguivano il pensiero unico, ovvero quel pensiero che la sinistra ha sempre reputato corretto e al di sopra di tutti gli altri, e per i quali non hanno mai ammesso contraddittorio, pena, appunto, essere additati come fascisti.

Non è più accettabile essere etichettati in quei termini solo perché non si abbracciano le idee di quella parte politica, e non è più sostenibile il fatto che il termine “fascista” venga usato solo per condannare persone ed azioni che non seguono i dettami di quella ideologia.

Bisogna rompere l’incantesimo che è stato creato sulla parola “fascismo”, perché esso non ha nulla a che vedere con i parametri deliranti creati da un comunismo che ha cambiato solamente la casacca ma non i metodi.

Il fascismo fu ben altro rispetto a ciò che la controparte politica continua sguaiatamente a ripetere fino alla nausea.

Il fascismo fu il riassetto sociale devastato da una guerra vinta nelle trincee e persa al tavolo della pace, fu la praticità e la materializzazione del socialismo rispetto a quello utopistico che rimase nelle bocche dei socialisti, che nulla fecero per modificare realmente lo Stato sociale.

Il fascismo fu un atto rivoluzionario le cui conseguenze portarono benefici all’intera Italia unendola da sud a nord, portando istruzione e lavoro, annichilendo il crimine organizzato e quelle strutture sovversive che lottavano contro il governo presieduto da Mussolini, le stesse che poi si sarebbero riversate dai monti come orde barbariche compiendo atti criminali di inaudita violenza che neanche le forze militari tedesche riuscirono a compiere.

Spesso viene detto da certi elementi, che vivono nella più profonda e oscura palude della sinistra, che se oggi è possibile dire quello che diciamo, è grazie alla lotta partigiana.

In realtà le cose stanno esattamente all’opposto.

E’ stato grazie alla benevolenza del fascismo che molti sovversivi, invece di essere passati per le armi, ebebro salva la vita dopo che furono mandati al confino dove poterono muoversi liberamente, scrivere e divulgare le loro idee politiche, ampliare la propria conoscenza e persino sposarsi tra di loro.

Coloro che oggi vorrebbero ricordarci che la nostra libertà di parola ha una matrice partigiana dovrebbero sapere che se il fascismo, invece di creare il confino, avesse agito al pari della dittatura comunista di Stalin, non ci sarebbero state persone come Giorgio Amendola, Antonio Gramsci, Luigi Longo, Curzio Malaparte, Francesco Nitti, Feruccio Parri, Sandro Pertini, Altiero Spinelli, Ernesto, Rossi, Eugenio Colorni e molti altri ancora e probabilmente non ci sarebbero state neanche le loro tombe.

Se il fascismo avesse passato per le armi le persone citate non ci sarebbero stati la strage di via Rasella, il manifesto di Ventottene e tantomeno un Presidente della Repubblica che non si fece scrupolo di ordinare la fucilazione dei due attori Luisa Manfrini Fernet, in arte Luisa Ferida – incinta di sette mesi – e Osvalo Valenti, non perché fascisti ma perché simboli ed icone del fascismo.

Se Mussolini fosse stato quel dittatore che la sinistra dipinge avrebbe creato campi di concentramento all’interno dei quali i dissidenti sarebbero morti per consunzione o per fucilazione.

Invece fu magnanimo, forse troppo, e lasciò in vita coloro che poi avrebbero dato inizio alle barbarie che vennero compiute in particolare nel Nord Italia.

Per gli antifascisti si è fascisti se si ricorda loro la storia che tentano sistematicamente di occultare e di far dimenticare affinché non vengano più ricordati gli orrori di cui si sono macchiati e grazie ai quali, in particolare i comunisti, hanno potuto governare negli anni successivi alla fine della guerra, arrivando addirittura a sedersi al tavolo dei “fondatori” della costituzione italiana dove hanno avuto il barbaro coraggio di firmare le leggi basilari della nuova Repubblica italiana.

Veri e propri macellai che hanno firmato la Costituzione con le mani ancora sporche di sangue fraterno, con la coscienza bestiale di chi, dopo aver compiuto crimini atroci, ha avuto la faccia tosta di presentarsi come il “liberatore dalle dittature”, mentre nascondevano il progetto di invasione da parte della Russia di Stalin dove il peggiore dei comunisti, un certo Palmiro Togliatti, alias Ercole Ercoli, dipensava ordini macabri e criminali alle sue bestie assetate di sangue affiché queste aprissero la strada ad una dittatura ben peggiore di quella fascista e nazista messe assieme.

Essere fascisti, oggi, sta diventando un obbligo, perchè essere antifascisti vorrebbe dire rinnegare e disconoscere la morte di centinaia di migliaia di innocenti che persero la vita, spesso atrocemente, a causa delle animalesce azioni compiute dai criminali partigiani comunisti.

Parliamoci chiaro.

Dichiararsi antifascisti significa disconoscere la morte di 10mila persone lasciate cadere ancora vive nelle Foibe e gli oltre 20mila istriani che sono dovuti scappare dalla ferocia del comunismo italo-titino lasciano ogni cosa, vuol dire dimenticare le mattanze di Schio, Oderso, Porzus, Argelato, Thiene, Lamosano, Malga Bala, Valdobbiadene, Vercelli, Rovetta, Codevigo ed tante altre ancora, vuol dire uccidere per la seconda volta le vittime delle carneficine compiute dai macellai di Togliatti.

Chi ha ancora una dignità, il senso del rispetto e dell’onore non può essere antifascista perché quel marchio è pari a quello della bestia.

Basterebbe questo per dire che essere fascisti non è una scelta ma piuttosto un obbligo per tutti coloro che non hanno dimenticato e che sanno bene quali sono le radici criminali dell’antifascismo.

Ma la sinistra fa di più, crea i presupposti per i quali possa sorgere un nuovo fascismo, che di certo non avrebbe il fez, non penserebbe ad occupare l’Eritrea e l’Etiopia, non si vestirebbe di orbace, non canterebbe “Giovinezza” e tantomeno penserebbe di ripristinare le leggi razziali, visto che una certa razza si sta manifestando per quella che è sempre stata.

Oggi, per essere fascisti, basta non volere la feccia straniera clandestina, basta essere dalla parte delle vittime e non dei criminali, è sufficiente andare a trovare negli ospedali le persone che hanno subito violenze dalla peggiore feccia criminale italiana e straniera piuttosto che andare a trovare questi ultimi al 41 bis per accertarsi del loro stato di salute.

Essere fascisti, oggi, è molto più semplice rispetto ai tempi passati.

Occorre solo amare la propria patria, esigere il rispetto verso la propria religione, riconoscere l’esistenza di una madre e di un padre i cui sessi non sono uguali.

È sufficiente pensare che i figli sono un dono della Natura e non un prodotto esposto sugli scaffali dei supermercati ucraini da mercificare quantificandone il costo.

Basta credere che, per far crescere mentalmente sani i bambini più sfortunati, abbandonati dei propri genitori o rimasti orfani, occorrono un padre ed una madre rispettivamente maschio e femmina, che diano a queste povere anime la possibilità di vivere una vita felice, sana e priva di ogni anomalia voluta da una minoranza i cui deliri rasentano spesso patologie psichiatriche pericolosissime.

Basta poco per essere fascisti, ovvero per essere al di sopra di quella forma politico-sociale devastante caotica, confusionaria racchiusa nell’anarchia e nel comunismo.

Non c’e’ nulla di cui vergognarsi quando qualcuno accusa qualcun’altro di essere fascista, perchè l’accusatore non ha credibilità, non ha autorità, ma soprattutto, non ha la dignità e l’onestà necessarie per potersi ergere a giudice.

Essere fascisti, oggi, vuol dire essere coscienti di appartenere ad un popolo, ad una nazione, ad uno stato. Vuol dire essere pronti a lottare in loro difesa, perchè dentro quel triangolo sociale sono racchiuse tre fondamentali priorità, la nostra sopravvivenza, le nostre famiglie, il nostro futuro.

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